Nadja Romain ha una vita da mille vite. Nata a Parigi, studi all’École du Louvre e La Sorbonne, ha iniziato la carriera come produttrice di arte e film (per artisti come Ron Arad, Matthew Barney e David Lynch tra i vari). È una vera cittadina del mondo e il suo sguardo è aperto, tanto da non poter che essere politico. È attiva in progetti a sostegno delle donne e della sostenibilità ambientale e sociale, e ha fondato Art Action Change, una charity che sostiene nel mondo progresso sociale ed educazione attraverso l’arte.
Dal 2020 ha scelto Venezia e, in occasione di questa Biennal Arte, ha tre meravigliosi progetti, tutti legati alla Laguna e all’at- tualità. «Colpa della Brexit, penso che Londra ia la città più vibrante del mondo. Ma sin da bambina sognavo di vivere in Italia, solo che non avevo mai considerato Venezia. Ma quando sono venuta qui per un progetto con la Fondazione Berengo l’ho conosciuta: è un ecosistema naturale e architettonico unico. In un mondo di effimero, AI e virtualità, Venezia ti ricorda da quanto lontano veniamo e quali cose belle possiamo fare. Ti tiene con i piedi per terra, pur essendo sull’acqua», dice Nadja, che non se n’è più andata.
«La Biennale Arte è una manifestazione che tratta temi globali, ma non parla mai di Venezia. Io voglio far capire che in questa città, sfidante, ci sono artigianalità, giovani talenti e materie prime spettacolari. E voglio fare cose che restino». Così Nadja co-cura a Palazzo Franchetti la mostra Welcome! A Palazzo for Immigrants di Osman Yousefzada, presentata da Fondazione Berengo con il V&A Museum. «Il vetro è nato in Mesopotamia, ha girato grazie all’Impero Romano ed è divenuto simbolo di Murano: è un materiale che parla di migrazioni, nomadismo, lusso, e Osman lo utilizza come medium simbolico».
Mentre a Palazzo Experimental, con la ong ambientalista Platform Earth, Romain co-cura Carbon, una mostra in cui artisti, tra i quali Marina Abramović e Rachel Whiteread, donano opere “carbon negative” che saranno vendute per sostenere un progetto di salvaguardia della Laguna; alcune sono realizzate con un inchiostro e un materiale che catturano la CO2. E poi c’è l’apertura di Lo Studio a Dorsoduro, che ha un e-commerce – Everything I Want che vende moda, design e accessori artigianali. «È un project space dove lavoriamo, progettiamo, esponiamo». La mostra inaugurale è Meteomorphosis: «Ho scelto giovani artisti di base in Veneto, Irene Cattaneo e il duo Bloko 748, che lavorano sul vetro, ma an che sul marmo e altri materiali, anche di recupero, su ispirazione di Venezia, come era e come è oggi». E lo sguardo di Nadja è capace di vederla davvero.